Parcheggio sul tetto: soluzione estrema di recupero spazio
I centri urbani sono sovraffollati di veicoli e di zone interdette ai non autorizzati, i parcheggi sono “stressati” e le superfici non bastano mai. A fianco delle soluzioni più “standard” di coperture carrabili, come per esempio in caso di garage interrati, non è azzardato immaginare, ove strutturalmente possibile, di progettare o recuperare spazi su coperture sopraelevate: infatti, un parcheggio sul tetto di una struttura pubblica può ampliare di molto i posti disponibili.
Durante le vacanze, anche i viaggiatori potranno trovare conforto dai parcheggi sui tetti di edifici pubblici o a uso pubblico. Nelle ore in cui gli uffici sono chiusi, per esempio, questi parcheggi possono trasformarsi in risorsa, soluzione ideale per recuperare spazio e aumentare il numero di posteggi per i viaggiatori nelle zone ad alta affluenza turistica.
La continua movimentazione di veicoli e l’esposizione a qualsiasi evento atmosferico, dal gelo al caldo torrido, richiede materiali di costruzione idonei allo scopo. Un grande utilizzo che rende imperativo prevedere degli strati (stratigrafia progettuale) che assolvano a specifiche funzioni. Vediamo quali.
A cosa bisogna porre attenzione nella realizzazione di un parcheggio sul tetto?
Su questo tipo di coperture gravano elevati carichi, statici e di passaggio, di ogni tipo di vettura. Ciò richiede un’attenzione maggiore nella protezione meccanica dello strato impermeabile e nella resistenza ad alte compressioni.
Altro aspetto da considerare è il drenaggio. Le acque meteoriche possono penetrare negli strati inferiori danneggiandoli, per cui serve garantire un corretto deflusso verso l’esterno.
Noi consigliamo l’applicazione di membrane bugnate accoppiate a TNT o geocompositi drenanti con monofilamenti o georeti.
Per la funzione di drenaggio proponiamo il geocomposito drenante T-Mix Drain Plus. La variante T-Mix Drain WP Plus è accoppiata su un lato a un geotessuto filtrante e sull’altro a una membrana poliolefinica, in grado di evitare o limitare le infiltrazioni di olii o idrocarburi; un cordolo butilico lungo la cimosa, consente di fissare le sovrapposizioni tra le membrane accostate.
In alternativa si può optare per le georeti T-Net Drain 5 e T-Net Drain 7, accoppiate a TNT su entrambi i lati.
La funzione di protezione meccanica, insieme a quella di drenaggio, può essere invece svolta dal geocomposito drenante TMD 1011. Il prodotto accoppia un geotessuto filtrante a una membrana bugnata, la cui conformazione consente un efficace drenaggio anche ad alti carichi di sollecitazione (fino a 400 kPa).
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Gallerie: il problema delle venute d’acqua e delle infiltrazioni
L’Italia è una delle nazioni europee con il maggior numero di gallerie stradali. Per quanto riguarda la rete TERN (RETE STRADALE TRANSEUROPEA) sono attualmente in esercizio circa 610 gallerie stradali per una lunghezza totale di circa 710 km e la totalità delle gallerie in esercizio su strade di competenza ANAS è di 1235 per una lunghezza totale di circa 755 km. Soprattutto in quelle più datate può capitare di notare ampie macchie di umidità che percorrono in altezza i muri interni o pericolosi ristagni d’acqua a terra. Vediamo quindi cosa succede esattamente e come prevenire il problema infiltrazioni e venute d’acqua in galleria.
Oggi esistono sistemi e materiali collaudati, ma il problema su cui bisogna porre ancora molta attenzione è l’aspetto idrogeologico che mette in luce due problematiche principali: le infiltrazioni e venute d’acqua in galleria.
Per venuta d’acqua si intende l’improvvisa fuoriuscita d’acqua dalla parete derivante da una falda che trova un nuovo sfogo, quindi oltre alla sua individuazione diventa prioritario progettare opportuni metodi di drenaggio.
Per infiltrazione, invece, si intende il passaggio d’acqua dovuto alla sua innata capillarità o alla forza di gravità.
Le conseguenze si vedono se i problemi non vengono affrontati, o meglio prevenuti, correttamente.
L’acqua, infatti, è una la grande minaccia per le opere come le gallerie, perché riduce la durabilità del rivestimento in calcestruzzo, provocando un deterioramento strutturale, mettendo a rischio gli impianti e costituendo un pericolo per la sicurezza stradale.
Cosa fare per le venute d’acqua e le infiltrazioni?
La soluzione ideale è progettare con idonei sistemi di drenaggio, con membrane bugnate e geocompositi drenanti.
Maxistud e HDD di TeMa Geo Solutions sono le membrane bugnate in HDPE ad elevata resistenza a compressione: la prima è una membrana termoformata da 20 mm, la seconda è una membrana da 10 mm accoppiata a un geotessile non tessuto, disponibile con diversi pesi e resistenze a compressione crescenti.
Si può agire anche con geocompositi drenanti come Q-Drain ZW5 60 20P TG da 5mm di spessore con anima in monofilamenti e un tnt.
La scelta del prodotto e dello spessore dipende dalle condizioni di venuta d’acqua e dal relativo rischio di infiltrazioni.
Le discariche controllate e l’importanza di isolarle
Le discariche di rifiuti inerti, non pericolosi e pericolosi sono governate da leggi specifiche di ogni Paese (in Italia il D.Lgs del 3 settembre 2020) che prevedono regole ben precise sulla costruzione e il mantenimento di questi siti.
Essendo praticamente all’interno del terreno ed essendo programmate per determinati tipi di rifiuti, devono rispettare standard ambientali e di sicurezza.
Quindi oggi parliamo di discariche controllate e come isolarle.
I rischi di non isolarle
Partendo dal presupposto che è fondamentale effettuare un corretto smaltimento, molti rifiuti possono impiegare anni – addirittura decenni – a disattivarsi e a ultimare i naturali processi di decomposizione. In questa fase producono numerosi liquami, come il percolato, che è altamente contaminante per il terreno e le falde acquifere.
Inoltre, vengono prodotti anche dei biogas, in particolare metano e anidride carbonica, risultato della degradazione di materiale organico, che devono essere controllati e che potrebbero essere utilizzati per la produzione di energia rinnovabile.
Discariche controllate e come isolarle
Le discariche controllate devono essere isolate dal terreno che le ospita, ma per essere sicure le funzioni da assolvere sono diverse.
Controllo dell’erosione superficiale
La vegetazione protegge naturalmente il terreno dall’erosione dovuta ad agenti atmosferici come vento e pioggia che causerebbe cedimenti. In attesa che avvenga l’inerbimento a proteggere le sponde e la superficie della discarica ci sono le geostuoie antierosive nella versione biodegradabile e sintetica da scegliere in base alle esigenze.TeMa Geo Solutions propone una vasta gamma tra cui scegliere, consultabile qui.
Rinforzo
A volte la discarica viene progettata e costruita su pendii più o meno ripidi. Nel caso in cui la pendenza sia elevata e il terreno non riesca da solo a sostenersi, è doveroso applicare delle griglie di sostegno al fine di evitare scivolamenti che esporrebbero e danneggerebbero gli strati inferiori. Vedi le nostre soluzioni.
Drenaggio
Attraverso alcuni prodotti specifici, i geocompositi drenanti, è necessario provvedere al drenaggio delle acque meteoriche, ma anche del percolato che inevitabilmente si forma e che deve essere tenuto lontano dal terreno.
Barriera
Prodotti a base di bentonite, come Barrier Bento, consentono di impermeabilizzare l’area sia nelle pareti con inclinazioni elevate, sia nel fondo.
Capping
Anche le discariche hanno una copertura finale che deve rispondere a dei criteri ben precisi. Tra questi ricordiamo sempre l’isolamento dei rifiuti dal terreno e il controllo dell’erosione superficiale, ma altrettanto importanti sono la minimizzazione delle infiltrazioni di acqua e l’inserimento nel paesaggio.
Orgogliosi di essere certificati BEE
La nostra forza è quella di non smettere mai di cercare il massimo, in tutto: siamo in prima linea per la ricerca di nuovi materiali, per lo studio di soluzioni innovative, per l’attenzione all’ambiente e allo sfruttamento delle risorse… Non potevamo essere da meno per l’inclusività.Siamo un’azienda che si relaziona al mondo intero, le nostre filiali si trovano praticamente in ogni continente e il concetto di “internazionalizzazione” è pane quotidiano. Lavoriamo da sempre in contatto con persone e culture diverse e non abbiamo difficoltà ad approcciarci: ci viene naturale!
Per questo, siamo felici che ci sia stata riconosciuta la certificazione BEE per divisione TeMa South Africa.
Di cosa si tratta e come funziona?
La Broad-Based Black Economic Empowerment (rafforzamento diffuso del ruolo dei cittadini di colore nell’economia), in sigla B-BBEE, è un’iniziativa governativa del Sud Africa che incoraggia le imprese a integrare più cittadini di colore in ogni mansione, dai dipendenti agli imprenditori, oltre a ridurre la disparità di reddito.
La valutazione viene fatta sulla base di 5 parametri:
- proprietà: diritti di voto e partecipazione azionaria nell’azienda
- controllo di gestione: membri nei ruoli manageriali e diritto di voto con controllo sul consiglio di amministrazione
- sviluppo delle competenze: opportunità di apprendimento per sviluppo di nuove abilità
- sviluppo aziendale: supporto e sviluppo di piccole imprese gestite da persone di colore
- sviluppo socio-economico: investimento aziendale in iniziative economiche e sociali.
A ogni parametro viene assegnato un valore che va a creare il punteggio finale percentuale, sulla cui base si attribuisce il livello di appartenenza. Ne esistono 8 che procedono in senso decrescente: 1 è il livello con il punteggio più alto, 8 con il punteggio più basso.
TeMa South Africa è stato valutato dall’agenzia di verifica EmpowerBEE ed è un collaboratore certificato di livello 3 – 110% livello di riconoscimento degli appalti.
Il nostro obiettivo è migliorarci ancora per raggiungere il livello più alto.
Clicca qui per approfondire.
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Nuove soluzioni nella costruzione e/o sistemazione delle strade
La sicurezza delle infrastrutture stradali è l’obiettivo primario e gli interventi di manutenzione – preventiva o straordinaria che sia – sono sistematici. I manti stradali sopportano carichi di traffico cospicui e cambiamenti atmosferici con escursioni termiche elevate. Si rende necessaria quindi una costante manutenzione per assicurare la regolarità della superficie e la stabilità degli elementi strutturali. Vediamo quali sono i principali fattori da considerare nella costruzione e sistemazione delle strade.
Controllo dell’erosione erosione superficiale
È principalmente dovuta ai cicli di gelo/disgelo che rendono il bitume meno elastico e quindi più facilmente soggetto a vuoti interni. Tali vuoti lasciano penetrare l’acqua negli strati sottostanti, erodendo gradualmente la struttura.
A ciò si sommano i grossi carichi di traffico, soprattutto se di mezzi pesanti, che causano una deformazione degli strati superficiali: la conseguenza è la penetrazione d’acqua che “ammorbidisce” la struttura rendendola meno resistente.
Il drenaggio anticapillare
Un concetto piuttosto complesso, ma molto sorvegliato in ambito edilizio, è quello della capillarità dell’acqua, ossia la capacità dei liquidi di muoversi in microspazi anche contro la forza di gravità. Aiutata dalle pressioni esercitate sugli strati più profondi, risale verso l’alto trascinando con sé le componenti più fini dei materiali, provocando fenomeni di deformazione.
Occorre, quindi, prevedere un geocomposito drenante, una membrana tridimensionale ottenuta dall’accoppiamento di due o più componenti sintetiche con la funzione di convogliare i fluidi verso l’esterno e impedirne la risalita.
Puoi scopri tutte le nostre soluzioni qui.
Rinforzo
A volte può essere necessario posizionare delle griglie di rinforzo, soprattutto in caso di pendenza più o meno accentuata che causerebbe uno scivolamento verso il basso di una banchina stradale.
Ovviamente la scelta del tipo di rinforzo più adatto, e quindi anche della posizione della geogriglia nella stratigrafia, dipende dalle problematiche da affrontare, tra le quali quella di rinforzare l’area superficiale per limitare la propagazione delle lesioni agli strati sottostanti, migliorare la capacità portante e ridurre le sollecitazioni trasmesse agli strati più profondi, oppure quella di provvedere ad assolvere la funzione di separazione (e di anticontaminante).
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Stabilizzazione
Durante gli interventi di costruzione e sistemazione delle strade può capitare di imbattersi in terreni più soffici, che possono manifestare fenomeni di instabilità o addirittura, nelle prime fasi de lavori, di collasso. Se anche non dovesse compromette la fattibilità dell’opera, questo comunque rischia di pregiudicare i requisiti minimi di sicurezza previsti per legge.
Anche in questo caso, i geosintetici sono la risposta al problema, perché assorbono le tensioni almeno fino al momento in cui l’opera raggiunge una sua stabilità strutturale.
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- Pubblicato il GEO, Geocompositi drenanti e membrane, Geogriglie, Strade, Stuoie antierosione
“Febbraio umido, buon’annata”. Non per i muri!
Sono tanti i fattori che possono influire sulla presenza di macchie d’umidità sui muri di casa e non è un evento piacevole trovarsi con pareti ammalorate nella parte inferiore e dover correre ai ripari. Certo però esistono dei metodi per prevenire direttamente il problema.
Vediamo più nel dettaglio cosa causa l’umidità nei muri e come è meglio agire.
Cosa causa l’umidità nelle murature interne?
Tra le cause principali si riscontrano:
- La rottura di una tubatura: tanto dannosa quanto imprevedibile, crea una fuoriuscita d’acqua che rende evidenti le conseguenze in tempi brevissimi.
- L’assenza di impermeabilizzazione: i muri a contatto col terreno sopportano la risalita dell’umidità intrinseca del terreno. In fase costruttiva diventa quindi necessario provvedere a impermeabilizzare l’edificio, con un occhio di riguardo per i piani terra e i piani interrati, soprattutto se si tratta di casolari e ville di campagna.
- Il danneggiamento dello strato impermeabile: come detto appena sopra, è bene impermeabilizzare, ma serve anche prevedere uno strato di protezione che resista a grossi carichi e a spinte idrostatiche dal terreno. Solo così l’impermeabilizzazione durerà intatta.
- L’inadeguata ventilazione degli ambienti: l’aria satura di umidità non crea meno danni dei fattori già descritti. Infatti, se il muro è freddo e l’ambiente interno è caldo, si crea condensa del vapore acqueo. È bene, quindi, provvedere a un’adeguata ventilazione degli ambienti.
Quali conseguenze possono manifestarsi?
Prima fra tutte c’è l’efflorescenza, ossia la solidificazione dei sali presenti nell’acqua che si manifesta con la comparsa di macchie bianche. Segue poi il rigonfiamento e lo scrostamento dell’intonaco.
Infine, possono comparire macchie di muffa.
Tutto ciò compromette l’estetica degli ambienti, ma ancor di più la vivibilità: insalubri e potenzialmente nocive, le muffe e l’umidità possono causare molti danni alla salute dell’uomo, se non eliminate tempestivamente.
Cosa NON fare?
A volte purtroppo muffe e umidità compaiono e ciò che possiamo fare è cercare di arginare (coprire) i danni.
È bene rivolgersi a uno specialista per capire l’entità del problema ed eventualmente pensare a una soluzione su misura.
Di certo però non è una soluzione cercare di coprire i danni come nascondere la polvere sotto al tappeto: il problema persiste. Anzi, rischia di ripetersi e peggiorare, perché pitture isolanti e piastrelle impediscono l’asciugatura.
Come prevenire: i consigli di TeMa Building Solutions
La prevenzione è sempre l’arma migliore in questo caso: prevedere già da principio una corretta impermeabilizzazione, soluzioni per il drenaggio e di protezione meccanica dell’impermeabilizzazione consente di evitare quei costi e quelle difficoltà che sorgerebbero a danno avvenuto.
Per questo, TeMa Building Solutions consiglia la membrana bugnata T-Kone Plaster e i suoi accessori.
Le bugne creano 8 mm di camera d’aria che garantisce una costante circolazione d’aria e, grazie al profilo posto alla base, elimina l’umidità in eccesso. Da applicare con i chiodi in dotazione dopo aver pulito e livellato la superficie, funge da perfetto aggrappo per l’intonaco.
Vai alla pagina dedicata per approfondire.
- Pubblicato il BUILDING, Sistemi di isolamento termico e ventilazione
Perché sui campi da calcio non si formano le pozzanghere?
Facciamo un passo indietro: oggi i campi da calcio in erba artificiale rappresentano la soluzione più conveniente per le società calcistiche, sia per quelle in prima squadra sia per il settore giovanile. La realizzazione di un sistema artificiale rappresenta perciò una possibilità da non sprecare. Per questo è importante realizzare un campo artificiale adatto per il proprio tipo di utilizzo e livello di gioco.
Lo staff TeMa può affiancare nella realizzazione – soprattutto nella fase progettuale – per definire le caratteristiche del campo in erba sintetica, conoscendo bene i diversi strati che lo compongono (sottofondo, manto e intaso in sabbia, gomma o naturale) e le differenti caratteristiche che l’esperienza suggerisce in base alle differenti condizioni climatiche. La fase preliminare è importante anche per definire l’iter che qualunque società – nella quasi totalità dei casi tramite il comune, che ne è il proprietario – deve seguire per ottenere la realizzazione di un campo artificiale più adatto per tipologia e quantità di utilizzo.
Il segreto è…
…il drenaggio. Avere un sottofondo di qualità è ancora più importante del manto superficiale. E qui entra in campo l’esperienza TeMa con le proprie soluzioni drenanti sviluppate in 4 continenti, a garantire il puntuale smaltimento dell’acqua nel più breve tempo possibile e l’accessibilità al campo anche nelle peggiori condizioni atmosferiche.
Il drenaggio del campo in erba sintetica
Nei campi in erba sintetica il drenaggio delle acque è orizzontale: dopo aver stabilizzato e livellato la superficie, si applica una membrana impermeabile che impedisce ai liquidi di penetrare nel terreno sottostante e li convoglia verso le canalette ai lati lunghi del campo.
In questo modo, l’acqua non ristagna sulla superficie del campo, consentendo di evitare pozzanghere e asportazione del materiale superficiale.
Campi da calcio in erba naturale o sintetica?
Un manto in erba naturale richiede una manutenzione maggiore e maggiori costi: deve essere tagliata periodicamente, trattata, fertilizzata e annaffiata. Inoltre, eventi atmosferici possono compromettere la praticabilità del campo.
Al contrario, un manto sintetico resiste meglio agli agenti climatici, è praticabile sempre anche in modo intensivo, indipendentemente dalla stagione e richiede molta meno manutenzione: una semplice “pettinata” periodica è sufficiente per rivitalizzare il manto.
Oltre al (molto)minor tempo di realizzazione, un fattore che tende a far preferire il manto sintetico rispetto a quello naturale è la capacità permeabile del primo: il controllo che si ha sul filtraggio dell’acqua è nettamente superiore e il substrato è pensato per drenare l’acqua in eccesso in caso di forti precipitazioni e/o immagazzinarla. Risulta quindi più semplice il mantenimento delle condizioni favorevoli sia di gioco che di durabilità del campo, salvaguardando anche la salute dei calciatori.
Cosa rende i campi da calcio così omogeneo e lineare?
Ciò che consente il massimo delle prestazioni sono i geocompositi drenanti.
Q-Drain ZW8 Football è composto da un anima in monofilamenti e due TNT a cui può essere aggiunta, se necessario, una membrana in PE.
Q-Drain ZW8 WP Football, ideale nelle applicazioni a drenaggio orizzontale, è composto da un’anima in monofilamenti accoppiata a un TNT e un film impermeabilizzante.
A supportare questi prodotti consigliamo T-Kanal Football, una canaletta in cemento per il drenaggio perimetrale che al suo interno ospita una speciale membrana drenante. Per completare il sistema ci sono la griglia, i fissaggi e T-Tape per l’eventuale giunzione dei rotoli in fase di posa.
- Pubblicato il Campi da calcio in erba sintetica - Accessori, GEO
Attitudine all’energia verde
La Giornata Internazionale del Risparmio Energetico è alle porte e noi, data la nostra inclinazione a rispettare l’ambiente e integrarci con esso piuttosto che forzarlo, ci sentiamo coinvolti in prima persona.
È un periodo questo in cui il problema delle fonti energetiche è esploso a livello planetario, mettendo in difficoltà programmi e previsioni delle organizzazioni.
C’è un’urgenza sollecitata dagli eventi a far sì che questo evento particolarmente sentito, che nel 2022 cade a febbraio, sia in cima all’agenda non solo dei governi, ma anche di ogni impresa e famiglia. Per questo, vogliamo dedicare qualche riga.
Il “valore” del risparmio energetico
Ogni persona sa che con il “risparmio energetico” può ridurre i consumi di energia attraverso ogni suo comportamento e abitudine. Ogni impresa, rivalutando i processi produttivi e logistici con l’adozione di tecnologie appropriate, può tendere a ottenere il minimo degli sprechi. In questo modo, tutti possono fare la loro parte per tutelare il pianeta già un po’ ammaccato dai gravosi problemi causati dal cambiamento climatico.
Con i piccoli gesti quotidiani si avviano processi culturali che generano azioni su più larga scala, come nel caso delle aziende. Non per obbligo, ma perché comincia a essere conveniente… Ed è un valore vero e proprio.
Come perseguire il valore della sostenibilità
Come già detto, il primo passo deve essere fatto proprio da chi riesce a modificare abitudini e scelte per contribuire a questo modello sostenibile, così ogni persona diventa influencer incisivo nei confronti di chi decide.
Essere sostenibili oggi significa non sprecare, non consumare energia inutilmente adottando metodi e sistemi che migliorino questa propensione alla sostenibilità.
TeMa oggi è riconosciuta a livello globale per aver introdotto fin dalla sua fondazione – 30 anni fa – geostuoie, georeti, geomembrane e prodotti ultratecnologici di contenimento e salvaguardia del terreno rinforzando quest’ultimo e riportandolo alla sua forza contenitrice. Per realizzarli e produrli, parte del materiale deriva da plastica riciclata, processo che avviene in due propri impianti di recupero realizzati in Europa. Nelle situazioni ambientali più delicate oggi TeMa ha messo in campo biostuoie e bioreti che aiutano nel modo più naturale il rinverdimento delle aree.
Va da sé che la sostenibilità va sviluppata ricorrendo a energie rinnovabili, che non inquinano l’ambiente.
Circa il 50% dell’energia che utilizziamo nei nostri processi produttivi proviene da fonti rinnovabili: il gruppo IWIS, di cui siamo partner, dispone infatti di tre impianti fotovoltaici 200 kWp, 150 kWp e 100 kWp.
È dotato anche di un cogeneratore che arriva a produrre altri 800 kWp. Si tratta di un impianto che sfrutta il calore naturalmente dissipato dagli impianti per aumentare il rendimento di produzione di energia elettrica. Obiettivo: diminuire il Carbon Footprint, le emissioni di CO2.
TeMa Technologies and Materials è nata trent’anni fa con la propensione alla sostenibilità e alla ricerca. C continueremo di questo passo migliorandoci sempre. D’altronde, studiare soluzioni è il nostro lavoro.
- Pubblicato il CORPORATION, Ricerca e sviluppo, TeMa Technologies and materials